"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

sabato 17 dicembre 2016

IL VECCHIO MUORE E IL NUOVO NON PUO’ NASCERE SE NON CI IMPEGNIAMO A PARTIRE DA ORA NELLA COSTRUZIONE DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA

Dipende da noi. Il vecchio sta morendo e il nuovo nasce quando ci impegniamo nel costruire la rivoluzione socialista in Italia. Questo significa qui e ora, rafforzare, moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, promuovere la costituzione di Comitati di Salvezza Nazionale, di Amministrazioni Locali di Emergenza, di un governo di emergenza, un Governo di Blocco Popolare che dia forma e forza di legge ai provvedimenti che le organizzazioni operaie e popolari prendono e prenderanno per fare fronte nell’immediato agli effetti più devastanti della crisi. Significa, nell’immediato, continuare la campagna referendaria partecipando e promuovendo le battaglie per attuare le parti progressiste della Costituzione. Per fare questo bisogna sapere come. Ci vuole scienza, e ne abbiamo a sufficienza. 160 anni di movimento comunista non sono trascorsi invano. Abbiamo un pensiero scientifico elevato e solido, grazie al contributo di dirigenti come Marx, Lenin e Mao Tse tung, come Engels, Stalin e Gramsci. Abbiamo le elaborazioni dell’esperienza della lotta di classe fatte dalla Carovana del (nuovo)PCI in più di trenta anni, bilancio del movimento comunista internazionale e di quello italiano incluso quello dell’ultimo mezzo secolo, quello della lotta contro il revisionismo moderno da parte del movimento marxista leninista del nostro paese e delle organizzazioni comuniste combattenti, in primo luogo le Brigate Rosse. Tutto questo è in linea con quanto scrive Gramsci nei suoi Quaderni del carcere, quando dice che il vecchio muore e il nuovo non può nascere nel contesto specifico del regime fascista, aggiungendo che questo regime non riuscirà a impedire con la forza al nuovo di nascere, e che anzi la situazione è tale da favorire una “espansione inaudita del materialismo storico” (che in lingua carceraria voleva dire movimento comunista: non a caso Gramsci precisa anche che la trasformazione dell’ideologia delle grandi masse è indistricabilmente connessa con la trasformazione del loro ruolo sociale). Questo, in lingua carceraria, significa che la scienza della trasformazione della realtà si diffonderà e si imporrà, trasformando il mondo grazie al partito che la applica in modi fin ad allora mai visti, cosa che effettivamente si è realizzata, perché l’Italia liberata dal nazifascismo diventò una società nuova, mai vista prima, anche se non fu un Italia socialista, cosa che sta a noi, oggi, realizzare. Dopo la Resistenza non si avanzò verso il socialismo perché dopo l’arresto di Gramsci il PCI non aveva continuato a tradurre in strategia politica, cioè in termini pratici, la concezione della rivoluzione socialista che Gramsci articola nei Quaderni del carcere. I testicoli del castoro Quando Gramsci scrive nella Nota 34 del Quaderno 3 di “vecchio che muore e nuovo che non può nascere” sta pensando all’ ignobile discorso del socialista Claudio Treves alla Camera dei deputati il 30 marzo 1920, quando diceva ai deputati liberali “voi non potete più imporci il vostro ordine e noi non possiamo ancora imporvi il nostro” e, quanto alla data della rivoluzione socialista, diceva loro che “non è in nostro potere di abbreviare le spinte del Parto divino.” Questo discorso è chiamato “dell’espiazione”, perché secondo Treves, in attesa della rivoluzione socialisti, liberali, masse popolari e tutti quanti sono uniti nel pagare gli effetti del male fatto in passato (dai padroni). Gramsci ne parla in questo stesso Quaderno, poche pagine più avanti, in una nota dove inizia citando la favola del castoro che “inseguito dai cacciatori che vogliono strappargli i testicoli da cui si estraggono dei medicinali, per salvar la vita, si strappa da se stesso i testicoli”, che è quanto Treves, chiamato direttamente in causa con il suo discorso dell’espiazione, pretendeva facesse il movimento comunista, di cui il suo Partito era esponente in Italia. Senza testicoli di sicuro nulla nasce, e perciò Treves si affida, per il parto, a Dio.
La Rete dei Comunisti indice un Forum su “il vecchio muore e il nuovo non può nascere”, ma sbaglia se la tira fuori dal contesto in cui è stata scritta. Così rovescia l’affermazione nel suo contrario, e fa a dire a Gramsci che il nuovo, cioè il socialismo non poteva nascere perché la rivoluzione socialista con si poteva fare, idea che non si trova da nessuna parte nei Quaderni del carcere. Peggio, va ad alimentare la sfiducia, la credenza che la rivoluzione socialista oggi è impossibile, che ci sarà ma non oggi, e quando non si sa. Ribatte sull’idea decrepita che la rivoluzione scoppia, mentre la rivoluzione è un’opera che si costruisce giorno dopo giorno, con l’intelligenza e la passione più alta, animati dalla fiducia nel lavoro che stiamo facendo e dalla determinazione a portarlo fino in fondo, fino alla vittoria. È così che diamo il massimo contributo alla nuova ondata della rivoluzione proletaria, ai popoli in lotta, ai paesi all’avanguardia come la Repubblica Bolivariana del Venezuela, dove Chavez, in uno storico discorso durante una enorme manifestazione del 2007, ricordava questo che Gramsci ha detto, e lo interpretava nell’unico modo giusto, quando disse che “qualcosa sta morendo ma non termina di morire, e allo stesso tempo c'è qualcosa che sta nascendo ma nemmeno ha terminato di nascere.” Questa è una legge universale, che vale anche in Italia: qualcosa sta nascendo, e cioè la rivoluzione è già in corso. Impariamo a riconoscerla e portiamo a termine l’opera.

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