"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

domenica 8 gennaio 2017

LUIGI SITO (GIGGINO) DICE A MARIA PIA ZANNI CHE IL NUOVO E’ NATO E VA ALIMENTATO

Pubblichiamo questo comunicato del SLL di Napoli di oggi 8 gennaio. Il presidente interviene sul dibattito aperto da Rete dei Comunisti che a metà dicembre ha fatto un convegno a Roma dove diceva, nel titolo, che il nuovo non può nascere.
Maria Pia Zanni dell’USB ha fatto un comunicato dove critica un comunicato del SLL (vedi http://campania.usb.it/index.php?id=85&tx_ttnews%5Btt_news%5D=92569&cHash=33686ac9a4&MP=73-310)
Al comunicato di Zanni vanno fatti due commenti, uno di sostanza e uno di forma.
Il commento di sostanza è che la critica a Franco dal segretario del SLL non è a una sua posizione di allora, ma alla sua concezione, che è la stessa allora e oggi. Franco diceva che i disoccupati non potevano raggiungere la vittoria, così come oggi lui e la Rete dei Comunisti dicono che la rivoluzione socialista è impossibile. Questo è un problema di concezione: affermare che la rivoluzione socialista è impossibile e dire di essere comunisti è falso, oltre che essere immorale e indegno di fronte i comunisti che lottano per il nuovo, a quelli che hanno dato e danno  la loro vita per l’affermazione del socialismo, e anche a un nostro compagno come Vittorio Agnino.
Vittorio il 9 dicembre su FB scrive:
L' unica alternativa per uscire da questa crisi economica, politica ed ambientale (…) è costruire il governo delle Masse Popolari organizzate che ci porterà via via verso a prenderne coscienza per instaurare il Socialismo!!
Il 6 dicembre scrive:
Noi siamo certi che data la situazione di crisi generale e terminale del capitalismo, che da questo marasma economico, politico, culturale ed ambientale che hanno generato, le masse Popolari e la Classe Operaia sapranno alzare la testa, per uscire a far fronte a questa situazione instaurando il governo di Blocco Popolare che man mano nel corso di questa esperienza pratica ci porterà nella nuova società Socialista!! Avanti popolo alla riscossa il futuro davanti a noi è luminoso. Vinceremo!!!
In tutto il suo profilo Facebook Vittorio ripete sempre questo, e questo ripeteva a tutti quelli a cui vendeva il foglio Resistenza. Coltivava illusioni? Vendeva fumo? Voi che lo avete celebrato, voi che lo avete accompagnato nel suo ultimo percorso a Napoli, riflettete. Vittorio non vendeva fumo. Altri lo fanno. E’ merito del compagno Vittorio Agnino, invece,  avere mantenuto per tutta la vita questa fiducia vera e semplice nel fatto che la rivoluzione socialista è possibile e necessaria, e perciò gli viene reso onore, perché ha saputo mantenere questa fiducia non solo a fronte dell’arretramento della classe operaia a fronte dell’attacco della borghesia imperialista a partire dalla fine degli anni Settanta, ma anche perché non si è fatto incastrare da quelli che hanno ripetuto e continuano a ripetere che la rivoluzione è impossibile, i disfattisti. Credete che avrebbe concluso la sua vita in gloria se si fosse lasciato incastrare da quelli che per mestiere cantano sconfitta?
Il problema dei disfattisti e degli attendisti, quelli che stanno ad aspettare che la rivoluzione scoppi o che la faccia qualcun altro è che il loro vecchio non vuole morire, così affermano che il nuovo non può nascere. Noi affermiamo che il nuovo è nato e che dobbiamo alimentarlo per farlo crescere, e questa lotta che noi partiamo avanti mette in discussione il loro vecchio che non vuole morire. Nel 1994 (ma era il 1992, se non erro)  Franco diceva che vincere una lotta specifica non era possibile. I fatti hanno dimostrato il contrario. La concezione di Franco di oggi è sempre quella di allora: né lui ha né i suoi compagni hanno lavorato per far nascere una nuova scienza. Ristagnano nel loro vecchio e hanno paura del nuovo, la paura della sinistra borghese e dei pezzi in cui è frantumata. A noi ripetono in ogni convegno e occasione che non possiamo vincere la guerra per fare l’Italia un paese socialista.
Combattere questa concezione è un dovere per tutti quelli che lottano, come la stessa Zanni. Dovrebbe pure lei respingere queste falsità, perché lei fu testimone di cosa fecero quelli che tentarono di disarmare il movimento di lotta per il lavoro, e allora si schierò con quei proletari che vinsero, e che ancora oggi continuano la loro strada, anche se c’è chi ha disertato. Ora sembra che stia venendo fuori un gran frastuono, e Zanni non è diretta, non è schietta, dice ma non si fa capire, e parla di “sciacallaggio politico”. Noi diciamo che è sciacallaggio politico turpe quello del 21 dicembre, il comunicato che trovate su Contropiano dove si attacca in modo subdolo l’esperienza di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela che ha cuore e mente a Napoli (vedi http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/12/21/settarismo-allitaliana-solo-danni-al-venezuela-087232).
Detto questo, c’è una questione di forma. Il comunicato SLL dell’1 gennaio è solo un rifacimento di quello apparso su Facebook il 23 dicembre, e ciascuno lo può trovare in https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1013259112111937&set=a.975411925896656.1073741827.100002835748901&type=3&theater. Il comunicato SLL quindi non è un intervento con cui si pretende di marciare sull’episodio di Natale, perché è stato scritto due giorni prima di Natale. È stato ripubblicato l’1 gennaio perché il 23 dicembre era stato messo in modo tale da non avere la risonanza che meritava, e la meritava perché con esso il SLL entrava in campo sulla questione della rivoluzione socialista. Con ciò univa il campo delle lotte rivendicative alla lotta rivoluzionaria, e faceva delle lotte rivendicative scuola di comunismo, perché nella lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari il principio guida è, appunto, fare di ogni lotta una scuola di comunismo. “Scuola di comunismo” significa tante cose, ma soprattutto significa unire nella mente e nella pratica di chi lotta l’obiettivo immediato che vuole ottenere, e che riguarda lui, all’obiettivo che riguarda tutti, e cioè la costruzione del socialismo. In questo modo si formano i proletari, e quelli più avanzati si educano nel partito per diventare comunisti. Questo è quello che io sto facendo dal 1996, e questo lo porto come esempio per le nuove generazioni che intraprendono la via della lotta. Al contrario l’esempio di Franco è quello della resa, e ciò ho spiegato nel primo comunicato del 23 dicembre ripubblicato l’1 gennaio. Non è un attacco a Franco, ma una critica, e serve a dare ai nostri giovani un esempio per comprendere che niente è già scritto, tutto è possibile e che il socialismo non solo è possibile ma necessario.
Quanto all’episodio di Natale, noi critichiamo l’avvenuto, perché la contraddizione tra i comunisti e la sinistra borghese non è antagonista, ma non sarà questo episodio a fermare lo sviluppo del dibattito franco e aperto entro il movimento comunista del nostro paese. Al contrario, servirà a svilupparlo, e infatti è proprio quello che sta accadendo. Lo dice anche Zanni: Franco ha lasciato il campo e questo ha fatto danno. Quanto agli anni in cui uno è stato attivo in politica, non è la somma che può dare il lasciapassare: è la qualità degli anni, il modo in cui li spendi e i compagni che ti scegli. Noi abbiamo scelto negli anni ’80, gli anni in cui la carovana del (nuovo) PCI pubblicava, tra le altre cose Il proletariato non si è pentito. Il proletariato non si pente, non passa il tempo a lagnarsi, resiste ai profeti di sventura, non dimentica. La strada è in salita, ma continuiamo a percorrerla con passione e determinazione, e arriveremo in cima alla montagna.

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