Maria Pia Zanni dell’USB ha fatto un comunicato dove
critica un comunicato del SLL (vedi http://campania.usb.it/index.php?id=85&tx_ttnews%5Btt_news%5D=92569&cHash=33686ac9a4&MP=73-310)
Al comunicato di Zanni vanno fatti due commenti, uno
di sostanza e uno di forma.
Il commento di sostanza è che la critica a Franco dal
segretario del SLL non è a una sua posizione di allora, ma alla sua concezione,
che è la stessa allora e oggi. Franco diceva che i disoccupati non potevano
raggiungere la vittoria, così come oggi lui e la Rete dei Comunisti dicono che
la rivoluzione socialista è impossibile. Questo è un problema di concezione:
affermare che la rivoluzione socialista è impossibile e dire di essere
comunisti è falso, oltre che essere immorale e indegno di fronte i comunisti
che lottano per il nuovo, a quelli che hanno dato e danno la loro vita per l’affermazione del
socialismo, e anche a un nostro compagno come Vittorio Agnino.
Vittorio il 9 dicembre su FB scrive:
L' unica alternativa per uscire da questa crisi
economica, politica ed ambientale (…) è costruire il governo delle Masse
Popolari organizzate che ci porterà via via verso a prenderne coscienza per
instaurare il Socialismo!!
Il 6 dicembre scrive:
Noi siamo certi che data la situazione di crisi
generale e terminale del capitalismo, che da questo marasma economico,
politico, culturale ed ambientale che hanno generato, le masse Popolari e la
Classe Operaia sapranno alzare la testa, per uscire a far fronte a questa
situazione instaurando il governo di Blocco Popolare che man mano nel corso di
questa esperienza pratica ci porterà nella nuova società Socialista!! Avanti
popolo alla riscossa il futuro davanti a noi è luminoso. Vinceremo!!!
In tutto il suo profilo Facebook
Vittorio ripete sempre questo, e questo ripeteva a tutti quelli a cui vendeva
il foglio Resistenza. Coltivava
illusioni? Vendeva fumo? Voi che lo avete celebrato, voi che lo avete
accompagnato nel suo ultimo percorso a Napoli, riflettete. Vittorio non vendeva
fumo. Altri lo fanno. E’ merito del compagno Vittorio Agnino, invece, avere mantenuto per tutta la vita questa
fiducia vera e semplice nel fatto che la rivoluzione socialista è possibile e
necessaria, e perciò gli viene reso onore, perché ha saputo mantenere questa
fiducia non solo a fronte dell’arretramento della classe operaia a fronte
dell’attacco della borghesia imperialista a partire dalla fine degli anni
Settanta, ma anche perché non si è fatto incastrare da quelli che hanno
ripetuto e continuano a ripetere che la rivoluzione è impossibile, i
disfattisti. Credete che avrebbe concluso la sua vita in gloria se si fosse
lasciato incastrare da quelli che per mestiere cantano sconfitta?
Il problema dei disfattisti e degli attendisti, quelli
che stanno ad aspettare che la rivoluzione scoppi o che la faccia qualcun altro
è che il loro vecchio non vuole morire, così affermano che il nuovo non può
nascere. Noi affermiamo che il nuovo è nato e che dobbiamo alimentarlo per farlo
crescere, e questa lotta che noi partiamo avanti mette in discussione il loro
vecchio che non vuole morire. Nel 1994 (ma era il 1992, se non erro) Franco diceva che vincere una lotta specifica
non era possibile. I fatti hanno dimostrato il contrario. La concezione di
Franco di oggi è sempre quella di allora: né lui ha né i suoi compagni hanno
lavorato per far nascere una nuova scienza. Ristagnano nel loro vecchio e hanno
paura del nuovo, la paura della sinistra borghese e dei pezzi in cui è
frantumata. A noi ripetono in ogni convegno e occasione che non possiamo
vincere la guerra per fare l’Italia un paese socialista.
Combattere questa concezione è un dovere per tutti
quelli che lottano, come la stessa Zanni. Dovrebbe pure lei respingere queste
falsità, perché lei fu testimone di cosa fecero quelli che tentarono di
disarmare il movimento di lotta per il lavoro, e allora si schierò con quei
proletari che vinsero, e che ancora oggi continuano la loro strada, anche se
c’è chi ha disertato. Ora sembra che stia venendo fuori un gran frastuono, e
Zanni non è diretta, non è schietta, dice ma non si fa capire, e parla di
“sciacallaggio politico”. Noi diciamo che è sciacallaggio politico turpe quello
del 21 dicembre, il comunicato che trovate su Contropiano dove si attacca in
modo subdolo l’esperienza di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana del
Venezuela che ha cuore e mente a Napoli (vedi http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/12/21/settarismo-allitaliana-solo-danni-al-venezuela-087232).
Detto questo, c’è una questione di forma. Il
comunicato SLL dell’1 gennaio è solo un rifacimento di quello apparso su
Facebook il 23 dicembre, e ciascuno lo può trovare in https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1013259112111937&set=a.975411925896656.1073741827.100002835748901&type=3&theater. Il comunicato
SLL quindi non è un intervento con cui si pretende di marciare sull’episodio di
Natale, perché è stato scritto due giorni prima di Natale. È stato ripubblicato
l’1 gennaio perché il 23 dicembre era stato messo in modo tale da non avere la
risonanza che meritava, e la meritava perché con esso il SLL entrava in campo
sulla questione della rivoluzione socialista. Con ciò univa il campo delle
lotte rivendicative alla lotta rivoluzionaria, e faceva delle lotte
rivendicative scuola di comunismo, perché nella lotta per il miglioramento
delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari il principio guida è,
appunto, fare di ogni lotta una scuola di comunismo. “Scuola di comunismo”
significa tante cose, ma soprattutto significa unire nella mente e nella
pratica di chi lotta l’obiettivo immediato che vuole ottenere, e che riguarda
lui, all’obiettivo che riguarda tutti, e cioè la costruzione del socialismo. In
questo modo si formano i proletari, e quelli più avanzati si educano nel
partito per diventare comunisti. Questo è quello che io sto facendo dal 1996, e
questo lo porto come esempio per le nuove generazioni che intraprendono la via
della lotta. Al contrario l’esempio di Franco è quello della resa, e ciò ho
spiegato nel primo comunicato del 23 dicembre ripubblicato l’1 gennaio. Non è
un attacco a Franco, ma una critica, e serve a dare ai nostri giovani un
esempio per comprendere che niente è già scritto, tutto è possibile e che il
socialismo non solo è possibile ma necessario.
Quanto all’episodio di Natale, noi critichiamo
l’avvenuto, perché la contraddizione tra i comunisti e la sinistra borghese non
è antagonista, ma non sarà questo episodio a fermare lo sviluppo del dibattito
franco e aperto entro il movimento comunista del nostro paese. Al contrario,
servirà a svilupparlo, e infatti è proprio quello che sta accadendo. Lo dice
anche Zanni: Franco ha lasciato il campo e questo ha fatto danno. Quanto agli
anni in cui uno è stato attivo in politica, non è la somma che può dare il
lasciapassare: è la qualità degli anni, il modo in cui li spendi e i compagni
che ti scegli. Noi abbiamo scelto negli anni ’80, gli anni in cui la carovana
del (nuovo) PCI pubblicava, tra le altre cose Il proletariato non si è pentito. Il proletariato non si pente, non
passa il tempo a lagnarsi, resiste ai profeti di sventura, non dimentica. La
strada è in salita, ma continuiamo a percorrerla con passione e determinazione,
e arriveremo in cima alla montagna.
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