"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

giovedì 19 novembre 2015

IL GIUSTO E LE MASSE

Gentile, intellettuale fascista, fu uno dei principali sostenitori del concetto che “per le masse popolari non serve la filosofia”, e che per loro va bene insegnare la religione, nonostante lui fosse ateo. Un caposaldo della sua filosofia è che l’elevazione dell’individuo poteva darsi solo per autoeducazione. Gentile non credeva possibile trasmettere la scienza tramite l’insegnamento, o almeno che questo non era possibile per la conoscenza più elevata, quella filosofica. La sua posizione era quindi opposta a quella della concezione comunista del mondo, quella di Gramsci, secondo la quale la verità di una teoria è confermata da quanto le masse popolari la comprendono e la fanno propria. I
l senso comune di chi si ritiene nel giusto e pensa che le masse non lo comprendono, sia esso un anarchico o un revisionista o uno della sinistra borghese, è reazionario, quindi. Se le masse non lo comprendono questo significa che non è nel giusto.Considerare un personaggio come don Milani, distantissimo da Gentile, che però pure pensava che “[...] con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio.” ("Esperienze pastorali"). Come conciliava questa affermazione con il ruolo di educatore da lui assunto anche contro le gerarchie ecclesiastiche?