"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

lunedì 28 settembre 2015

CONTRO L'AUTOPERFEZIONAMENTO. CRITICA, AUTOCRITICA, TRASFORMAZIONE

Autoperfezionamento è illusione di preservarsi mentre il mondo va a rotoli, per presunte qualità personali che ci distinguono dagli altri e che ci dedichiamo ad affinare.
Nella Tesi 90 del Terzo Congresso del Partito dei CARC (novembre 2012) diciamo che il processo di “Critica, Autocritica e Trasformazione serve a elevare la qualità della nostra concezione e del nostro metodo di lavoro per condurre la lotta per il socialismo. Non è un processo di autoperfezionamento fine a se stesso. I risultati della CAT si verificano nella pratica, nell’azione concreta dei compagni e degli organismi.” 

Il nuovo PCI scrive. “Ogni compagno e organismo impegnato a compiere la sua riforma morale e intellettuale deve darsi vari obiettivi particolari, in conformità al suo stato e alle sue caratteristiche. Ma la sintesi degli obiettivi che si dà consiste nel rendersi più capace di condurre la Guerra Popolare Rivoluzionaria svolgendo i compiti che il Partito gli assegna. Senza questa sintesi, la riforma morale e intellettuale devia nell’autoperfezionamento: la riforma morale scade nel moralismo (perseguire regole di condotta e valori arbitrariamente elevati ad assoluti perché astraggono dal processo storico a cui il compagno e l’organismo partecipano) e la riforma intellettuale scade in studiare per sapere (accademia ed eclettismo).” (La Voce del nuovo Pci, n. 48, p. 13)

Questo significa che il miglioramento di ciascuno di noi è un processo collettivo e che si misura nel collettivo. Il collettivo è il partito. Tutto questo è sintetizzato nella seguente formula della Risoluzione n. 2 del IV° Congresso P.CARC (Il lavoro interno del P.CARC e la riforma morale e intellettuale dei comunisti):
“Il successo del lavoro esterno del Partito dei CARC (P.CARC) è la conferma e la misura della bontà del suo lavoro interno.”
La formula è articolata nell’affermazione per cui “gli avanzamenti nella riforma morale e intellettuale di un compagno si misurano sulla base dell’elevazione della sua azione nel lavoro interno ed esterno in funzione del nostro piano d’azione.” 

Riforma morale e intellettuale dei comunisti è trasformazione della loro concezione, mentalità e in una certa misura anche della personalità. La personalità secondo la concezione clericale e secondo la concezione borghese del mondo non è modificabile, mentre secondo la concezione comunista del mondo lo è. Gramsci lo conferma, e indica come la personalità si crea e si modifica:
“Si crea la propria personalità:
1) dando un indirizzo determinato e concreto ("razionale") al proprio impulso vitale o volontà;
2) identificando i mezzi che rendono tale volontà concreta e determinata e non arbitraria;
3) contribuendo a modificare l‘insieme delle condizioni concrete che realizzano questa volontà nella misura dei propri limiti di potenza e nella forma più fruttuosa. 

L‘uomo è da concepire come un blocco storico di elementi puramente individuali e soggettivi e di elementi di massa e oggettivi o materiali coi quali l‘individuo è in rapporto attivo. Trasformare il mondo esterno, i rapporti generali, significa potenziare se stesso, sviluppare se stesso. Che il "miglioramento" etico sia puramente individuale è illusione ed errore: la sintesi degli elementi costitutivi dell‘individualità è "individuale", ma essa non si realizza e sviluppa senza un‘attività verso l‘esterno, modificatrice dei rapporti esterni, da quelli verso la natura a quelli verso gli altri uomini in vari gradi, nelle diverse cerchie sociali in cui si vive, fino al rapporto massimo, che abbraccia tutto il genere umano. Perciò si può dire che l‘uomo è essenzialmente "politico", poiché l‘attività per trasformare e dirigere coscientemente gli altri uomini realizza la sua "umanità", la sua "natura umana". (Quaderno 10, § 48, in http://www.nilalienum.com/Gramsci/Q10.html)

IL NEMICO PRINCIPALE

"Tra il Vaticano sostenuto dagli imperialista USA e la borghesia imperialista, il nemico principale è il Vaticano, perché la borghesia imperialista in Italia non potrebbe tenere il potere politico senza il Vaticano e la sua Chiesa." (La Voce del (nuovo)PCI, luglio 2007, p. 15)

LA CREAZIONE RIVOLUZIONARIA E' INIZIATA

Nel periodo "della creazione rivoluzionaria e della fondazione della società nuova", dice Gramsci "sarà impossibile fissare ogni limite temporale nella resistenza e nel sacrificio, poiché il nemico da combattere e da vincere non sarà più fuori del proletariato, non sarà più una potenza fisica esterna limitata e controllabile, ma sarà nel proletariato stesso, nella sua ignoranza, nella sua pigrizia, nella sua massiccia impenetrabilità alle rapide intuizioni, quando la dialettica della lotta delle classi si sarà interiorizzata e in ogni coscienza l’uomo nuovo dovrà, in ogni atto, combattere il “borghese” agli agguati." (L’Ordine Nuovo, 9 ottobre 1920). 
La creazione rivoluzionaria e la fondazione di una società nuova sono iniziate e di ciò sono consapevoli gli esponenti del nuovo movimento comunista italiano (i membri del P.CARC, i membri del nuovo PCI, che ne sono consapevoli perché ne sono artefici). Questi compagni e compagne sono dunque i primi a riflettere e discutere su queste cose che Gramsci dice, tra cui il fatto che non c'è limite alla resistenza e al sacrificio, dove sacrificio va inteso, positivamente, come superamento dell'individualismo ed elevazione al collettivo e, in particolare, come atto di superamento della pigrizia, dell'ignoranza, dell'essere tardi a intuire, nella lotta tra due linee, la linea giusta, nuova ed avanzata.

L'ASSEMBLEA

"L’assemblea è la forma di associazione politica che corrisponde allo Stato basato sulla circoscrizione territoriale. Essa continua gli ordinamenti delle popolazioni barbariche che esprimevano la sovranità battendo le picche sul terreno e ululando."
(Gramsci, L’Ordine Nuovo, 17 luglio 1920)

SONO I COMUNISTI CHE DEVONO CAMBIARE E LO FANNO NEL PARTITO COMUNISTA

"Il movimento proletario, nella sua fase attuale, tende ad attuare una rivoluzione nell’organizzazione delle cose materiali e delle forze fisiche; i suoi tratti caratteristici non possono essere i sentimenti e le passioni diffuse nella massa e che sorreggono la volontà della massa; i tratti caratteristici della rivoluzione proletaria possono essere ricercati solo nel partito della classe operaia, nel Partito comunista, che esiste e si sviluppa in quanto è l’organizzazione disciplinata della volontà di fondare uno Stato, della volontà di dare una sistemazione proletaria all’ordinamento delle forze fisiche esistenti e di gettare le basi della libertà popolare." (Gramsci, Ordine Nuovo, 9 ottobre 1920).
 Chi aspetta che siano le masse popolari a cambiare modo di pensare e di comportarsi é ingenuo o opportunista. Sono i comunisti che devono cambiarsi e lo fanno nel Partito comunista.

sabato 19 settembre 2015

QUADERNI IN PILLOLE, Q3 - Nota 49, G 332-333 - Argomenti di cultura. materiale ideologico


La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata contro il Vaticano: il fronte ideologico
I fronti della guerra tra classi sono tre, quello economico, quello politico e quello ideologico. In Italia, stante il lungo predominio dei revisionisti moderni negli ultimi sessanta anni e ancora più stante il secolare predominio della Chiesa sulla penisola, la sottovalutazione della scienza è talmente radicata che entro la classe operaia si presta attenzione soltanto al fronte economico e a quello politico. Da questo derivano due piaghe che infettano il movimento comunista: l’economicismo e l’elettoralismo.

Le battaglie sul piano ideologico sono considerate scontri inutili: non si concepisce come ci si possa dividere su questioni di principio. Partiti e movimenti comunisti che dedicano tempo e risorse al dibattito ideologico effettivamente si mostrano come dogmatici in lotta tra di loro, che si combattono per questioni di bandiera e in questi scontri si riducono ai minimi termini e quindi svaniscono. In realtà la battaglia sul piano ideologico è fondamentale, perché senza teoria rivoluzionaria non c’è movimento rivoluzionario.
La battaglia tra le classi sul fronte ideologico è quindi per certi versi la più aspra. Non è battaglia tra diverse scienze della realtà, ma tra la scienza dei comunisti e le concezioni antiscientifiche della borghesia e del clero. Sia il clero che la borghesia infatti escludono che sia possibile una scienza delle attività con cui gli esseri umani fanno la loro storia, che è appunto la scienza dei comunisti. Il clero nega la scienza in generale. La borghesia ritiene che scienza sia solo quella che si occupa di materie naturali, intendendo per naturali le materie che non sono sociali (la politica, l’economia, la filosofia: su queste materie si fanno “narrazioni”, non ricerche scientifiche)
La negazione del carattere scientifico della scienza comunista, della concezione comunista del mondo, della scienza delle attività con cui gli esseri umani fanno la loro storia (le definizioni si equivalgono) da parte di borghesia e clero non è un dibattito accademico, ma una lotta feroce e senza risparmio di mezzi, che prevede, in casi estremi, l’eliminazione fisica degli scienziati. Un esempio di uno scontro simile sono i casi di Galileo, di Giordano Bruno, di Tommaso Campanella). Un esempio più adeguato al caso nostro è proprio quello di Gramsci, condannato a morte lenta per “impedirgli di pensare”. 

La violenza però non è sufficiente a borghesia e clero per condurre la battaglia su questo fronte, motivo per cui si mettono in campo tutta una serie di iniziative costanti nel tempo, miranti a imporre la concezione del mondo della classe dominante. Uno dei versanti di questa battaglia è nel campo della scuola, e vediamo come la Chiesa si dia da fare per conquistare il monopolio nel campo dell’educazione. Altro campo è quello dei mezzi di informazione. Di questi si occupa Gramsci nella Nota 49 del Quaderno 3.
“Uno studio di come è organizzata di fatto la struttura ideologica di una classe dominante: cioè l’organizzazione materiale intesa a mantenere, a difendere e a sviluppare il «fronte» teorico o ideologico. La parte più ragguardevole e più dinamica di esso è la stampa in generale: case editrici (che hanno implicito ed esplicito un programma e si appoggiano a una determinata corrente), giornali politici, riviste di ogni genere, scientifiche, letterarie, filologiche, di divulgazione ecc., periodici vari fino ai bollettini parrocchiali. Sarebbe mastodontico un tale studio se fatto su scala nazionale: perciò si potrebbe fare per una città o per una serie di città una serie di studi. Un capocronista di quotidiano dovrebbe avere questo studio come traccia generale per il suo lavoro, anzi dovrebbe rifarselo per conto proprio: quanti bellissimi capicronaca si potrebbero scrivere sull’argomento!

La stampa è la parte più dinamica di questa struttura ideologica, ma non la sola: tutto ciò che influisce o può influire sull’opinione pubblica direttamente o indirettamente le appartiene: le biblioteche, le scuole, i circoli e clubs di vario genere, fino all’architettura, alla disposizione delle vie e ai nomi di queste.
Non si spiegherebbe la posizione conservata dalla Chiesa nella società moderna, se non si conoscessero gli sforzi diuturni e pazienti che essa fa per sviluppare continuamente la sua particolare sezione di questa struttura materiale dell’ideologia. Un tale studio, fatto seriamente, avrebbe una certa importanza: oltre a dare un modello storico vivente di una tale struttura, abituerebbe a un calcolo più cauto ed esatto delle forze agenti nella società. Cosa si può contrapporre, da parte di una classe innovatrice, a questo complesso formidabile di trincee e fortificazioni della classe dominante? Lo spirito di scissione, cioè il progressivo acquisto della coscienza della propria personalità storica, spirito di scissione che deve tendere ad allargarsi dalla classe protagonista alle classi alleate potenziali: tutto ciò domanda un complesso lavoro ideologico, la prima condizione del quale è l’esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana.”
Gramsci spiega l’importanza che la Chiesa attribuisce alla battaglia sul fronte ideologico, (di cui un aspetto è convincere le masse popolari e anche i comunisti che una battaglia del genere non esiste). Si tratta di battaglia che i comunisti affrontano con la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Quello teorico e ideologico è un fronte di questa guerra, e la classe dominante ha un “complesso formidabile di trincee e fortificazioni”. Chi nel movimento comunista si occupa di formazione ideologica ha da rendersi conto che il lavoro con il quale fa apprendere, assimilare e applicare la concezione comunista del mondo è guerra popolare. Se non se ne rende conto il suo lavoro è pedante, dogmatico, retorico, sterile.
Questo è particolarmente vero nel centro del potere del Vaticano, e cioè a Roma. Fare battaglia sul fronte teorico a Roma, elaborare scientificamente l’esperienza scientifica della lotta di classe, insegnare la teoria rivoluzionaria, richiede il massimo della padronanza della concezione comunista del mondo, insieme alla consapevolezza che tale concezione, per quanto il complesso del nemico è “formidabile”, vince perché il nemico sta in piedi con la rigidità di un paralitico (Gramsci, Quaderno 20, paragrafo 4).
Questa concezione comunista del mondo è qui chiamata “coscienza della propria personalità storica”, che avviene per scissione, che è non solo scissione rispetto alle concezioni dominanti, quella clericale e quella borghese, ma anche lotta tra due linee nel nostro campo, nel partito, e tra i dirigenti del partito in primis, e precisamente lotta tra chi comprende che quello ideologico è un fronte della guerra popolare e chi invece lo sottovaluta, lo considera studio al modo in cui si studia nelle università borghesi, lo pone come secondario rispetto all’essere nelle lotte nelle piazze e nelle fabbriche, lo fa se e quando avanza tempo, alla fine, e non all’inizio di una attività.

Questa concezione comunista del mondo deve poi estendersi dalla classe protagonista (leggi “classe operaia”) alle “classi alleate potenziali” (leggi “altre classi proletarie e classi non proletarie delle masse popolari”). La classe operaia che ha come testa il partito deve fare in modo che le altre classi si scindano da quella dominante: questo è creare le condizioni per il Governo di Blocco Popolare, ed è un processo pratico, un processo di guerra popolare. È anche un processo di lotta ideologica, perché le Organizzazioni Operaie e Popolari avanzano quanto più conquistano autonomia ideologica, comprendono la loro forza, e che non sono i padroni a essere forti. Questa è cosa da dimostrare nella pratica, ma anche da insegnare. Qui torna la questione degli insegnanti, del fatto che un partito deve darsi un corpo di insegnanti che conducono l’insegnamento come si conduce una guerra, in modo rigoroso, attento, convinto, e che questo nucleo deve essere attivo come scuola, deve organizzarsi come scuola.

Infine ci vuole la “esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana”. Bisogna conoscere esattamente il campo per riuscire a distogliere da esso le masse, visto che molteplici sono i legami che ve le trattengono.