Oggi la crisi avanza
e le masse popolari del nostro e di altri paesi si impoveriscono sempre
di più, e parti crescenti sono ridotte in miseria, sono derubate di
ogni risorsa. Questo, in sostanza, per la Chiesa è un fatto naturale, a
cui al massimo si può fare fronte con l’elemosina e condannando i
provvedimenti delle classi dominanti quando diventano “eccessivi”, come
fa oggi Bergoglio, cioè quando la loro natura criminale è più esplicita.
È una condanna ipocrita. La Chiesa, infatti, è enormemente ricca: si sa
che possiede “la seconda riserva mondiale di oro dopo quella del tesoro
degli Stati Uniti e che i suoi investimenti immobiliari e finanziari,
includono partnership coi maggiori gruppi finanziari mondiali
(Rotschild, JP Morgan, Credit Suisse ed altri). Solo negli Stati Uniti
si calcola che il Vaticano abbia investimenti per il valore di 500
milioni di dollari in azioni di corporazioni come General Motors,
General Electric e Gulf Oil.”(1) Ha mezzi economici per affrontare
efficacemente il problema della povertà delle masse popolari, ma non lo
fa. Ha soprattutto mezzi politici per farlo. La Chiesa di Roma ha
grandissimo potere politico nel mondo, e in Italia ha un potere politico
assolutamente determinante e perciò è responsabile delle condizioni
delle masse popolari del nostro paese su tutti i piani. Di ogni cosa che
denuncia, essa è responsabile. La sua arroganza è arrivata al punto di
partecipare a campagne contro l’evasione fiscale, quando essa è la prima
a non pagare tasse sugli enormi proventi che le vengono dalle sua
proprietà negli immobili e nella finanza.
Qual è il modo in cui la Chiesa governa, e come è riuscita ad assumere il ruolo che ha in Italia?
La Chiesa governa in modo indiretto. Questo modo di governare fu
progettato dal cardinale Bellarmino, gesuita, quello che istituì il
processo contro Galileo e mandò al rogo Giordano Bruno. L’idea serviva a
conservare il potere nel processo per cui i signori feudali
progressivamente sarebbero stati sostituiti da regimi borghesi, dove chi
governava doveva essere eletto e infine, oggi, almeno formalmente,
scelto dal popolo, mentre chi governa nella Chiesa pretende di essere
scelto dal suo dio. Oggi la Chiesa quindi governa per interposta
persona: ieri il suo uomo è stato Silvio Berlusconi, oggi è Matteo
Renzi.
Il motivo per cui la Chiesa riesce oggi a mettere al governo
uno come Matteo Renzi dipende da precise condizioni politiche e
storiche, che hanno una origine nel secolo scorso, dopo la fine della
Seconda Guerra Mondiale e la vittoria della Resistenza. Il fascismo era
stato fatto a pezzi e il Vaticano era l’unico centro di potere che
poteva fare fronte a un movimento comunista che aveva acquistato una
potenza enorme anche in Italia. Il Vaticano venne a patti con il
movimento comunista e con il suo partito, il Partito Comunista Italiano. Si pose
come reale governo del paese che governava in modo indiretto, tramite
il suo partito, la Democrazia Cristiana e la nuova Repubblica, la Repubblica Italiana, diventò
una Repubblica Pontificia, con il consenso del PCI, i cui vertici
avevano abbandonato l’idea di fare la rivoluzione e ai quali venne
garantito un posto all’opposizione. Questo, tra le altre cose, spiega il
costume di fare celebrare ancora gli anniversari della Liberazione da
sindaci insieme a preti e vescovi, in comuni della Toscana ieri diretti
dal PCI e oggi dal PD, costume particolarmente ipocrita stante il fatto
che i vertici della Chiesa non solo non hanno dato un contributo alla
Resistenza, ma sono stati un puntello senza il quale il fascismo non
avrebbe retto.
La Toscana e Firenze non a caso sono stati il
laboratorio dove è stato coltivato Matteo Renzi, quello che, da sindaco,
celebrava il 25 aprile con il vescovo. La Toscana infatti è la regione
dove il compromesso tra il Vaticano e il PCI è stato sperimentato al
meglio, dalle origini. Questa regione infatti è quella, insieme
all’Emilia Romagna, dove il PCI ha avuto più forza, cioè maggiore legame
con le masse popolari e dove d'altro lato l’anticlericalismo non è
così forte come ad esempio in Romagna, dove le masse popolari hanno
subito per secoli l’oppressione e la repressione dello Stato della
Chiesa. In Toscana, dunque, uomini della Chiesa o a essa legati si
sono meglio distinti come punti di riferimento per le masse popolari,
uomini come La Pira e Lorenzo Milani, alla cui tradizione si sono poi
collegati Enzo Mazzi dell’Isolotto, Ernesto Balducci della Badia
Fiesolana e altri.
Tra Lorenzo Milani e i papi delle encicliche di
cui parla Gramsci era passato molto: due Guerre Mondiali, la Rivoluzione
d’Ottobre, la vittoria del movimento comunista in Cina e la fondazione
della Repubblica Popolare Cinese, la vittoria della Resistenza in
Italia. La Chiesa negli anni Cinquanta provava a parlare una lingua
diversa da quella reazionaria e anticomunista dei primi decenni del
secolo. Lorenzo Milani, che era un suo prete, andò tra le masse popolari
e parlava ai comunisti. A uno di loro, detto Pipetta, operaio
di Calenzano, (FI) diceva: « Il giorno che avremo sfondato insieme la
cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia
del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno
finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote
di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno
io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e
puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.”
La
sostanza non era cambiata. Secondo le encicliche papali e secondo
Milani, i poveri sarebbero sempre esistiti. Milani diceva che sarebbe
stato dalla loro parte, ma per loro è indifferente che qualcuno
partecipi della loro povertà, o che li compatisca, o che faccia loro
l’elemosina. Quello che a loro interessa è smettere di essere poveri, e
che non esistano più poveri, oggi che è possibile, e che nessuno ha più
bisogno di carità e di misericordia.
Qui in Italia, nella
Repubblica Pontificia nata con la complicità dei revisionisti del
vecchio PCI, il governo sottrae alle masse popolari ogni risorsa e
diritto, le priva delle cose essenziali e prima di tutto del lavoro.
Alle spalle la Corte Pontificia per bocca del gesuita Bergoglio parla di
misericordia, suscitando simpatie o magari entusiasmo in una sinistra
borghese che sta andando a pezzi e che cerca di tenersi insieme in
accozzaglie una più fallimentare dell’altra. Bergoglio e Renzi sono gli
ingredienti di quello che la Repubblica Pontificia oggi offre alle masse
popolari, pane e veleno, sempre più veleno e sempre meno pane.
Nessuna formazione politica o coalizione che faccia parte del teatrino
della politica borghese può dare risposta ad alcuna delle esigenze che
le masse popolari hanno, perché sono formazioni di estrema sinistra, di
sinistra o di destra dentro la stessa cosa, cioè dentro la Repubblica
Pontificia. Anche nelle prossime elezioni regionali, e anche in Toscana,
nessuna coalizione e nessun candidato meritano fiducia da parte delle
masse popolari a meno che non si facciano avanti subito per sostenere
concretamente (politicamente, economicamente) le mille iniziative che le
masse popolari spontaneamente organizzano, gli operai delle fabbriche
che si organizzano autonomamente e si coordinano, i cittadini come
quelli che occupano il Comune di Carrara uniti nell’Assemblea
Permanente, i comitati che si organizzano per difendere la sanità che la
Regione Toscana ha tagliato e svenduto ai privati, i comitati di lotta
per la casa, per la difesa dell’ambiente, i comitati di lotta contro i
fascisti di Casa Pound. Questi sono i veri costruttori del paese, veri
costruttori della rivoluzione.
Ora è il momento he la classe operaia
e le masse popolari si mobilitino per la rafforzare e costituire
Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari, che le moltiplichino,
che le coordinino, che si pongano come nuovi organi di governo della
nostra società e del suo territorio, oggi occupata da forze che la
sfruttano, la opprimono e la devastano. Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari che si pongano come Nuove Autorità Pubbliche
locali per arrivare a un governo di emergenza nazionale, un Governo di
Blocco Popolare. Un governo che gode della fiducia delle
OrganizzazioniOperaie e Popolari, opera grazie al loro sostegno e ha il
compito di far fronte agli effetti più gravi della crisi attuando il
programma riassunto nelle seguenti sei misure generali:
1. assegnare
a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utilie adatti
alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve
esserechiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli
individui, alle aziende ead usi collettivi secondo piani e criteri
chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare a
ogni persona un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della
sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita
dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun
lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e
dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in
conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di
distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Su questa base il GBP potrà prendere provvedimenti di ordine generale
quali l’abolizione del debito pubblico (tutelando i risparmi delle masse
popolari), la nazionalizzazione delle banche, ecc. facendo fronte
efficacemente al sabotaggio, al boicottaggio, al blocco dei beni
italiani all’estero, al rifiuto delle normali operazioni bancarie legate
al commercio e agli scambi internazionali e alle altre misure che i
governi, le istituzioni finanziarie e commerciali, le banche e le altre
autorità del sistema imperialista mondiale adotteranno in collaborazione
con una parte delle classi dominanti italiane.
Queste e altre
saranno le materie di cui parleremo nella conferenza su Gramsci di Siena
di sabato prossimo, dove ci incontriamo per iniziare a comprendere che
siamo noi, gli operai, gli altri lavoratori e le masse popolari del
nostro paese, i protagonisti della costruzione del futuro, e per
discutere dei materiali, degli strumenti e dei metodi per costruirlo,
per costruire il nuovo governo del paese.
Paolo Babini
Commissione Rinascita Gramsci del Partito dei CARCNOTE
1. Julia EvelynMartínez* | <a>Rebelión</a>, tradotto in http://www.resistenze.org/ sito/te/cu/la/ culafc15-015990.htm