"[...] nel periodo romantico della lotta, dello Sturm und Drang popolare, tutto l’interesse si appunta sulle armi più immediate, sui problemi di tattica, in politica e sui minori problemi culturali nel campo filosofico. Ma dal momento in cui un gruppo subalterno diventa realmente autonomo ed egemone suscitando un nuovo tipo di Stato, nasce concretamente l’esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale, cioè un nuovo tipo di società e quindi l’esigenza di elaborare i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive. [...] Si può così porre la lotta per una cultura superiore autonoma; la parte positiva della lotta che si manifesta in forma negativa e polemica con gli a‑ privativi e gli anti‑ (anticlericalismo, ateismo, ecc.). Si dà una forma moderna e attuale all’umanesimo laico tradizionale che deve essere la base etica del nuovo tipo di Stato." (Antonio Gramsci, Q 11, nota 70)

venerdì 20 marzo 2015

LA POVERTÀ, IL CATTOLICESIMO E IL PAPATO

Sabato 21 marzo alle 17, al Circolo ARCI in via di Città 101,a Siena, parliamo di Gramsci e del Vaticano. Gramsci ha dedicato molta attenzione alla questione. Tra l’altro, la prima delle più di duemila note nel primo dei ventinove quaderni scritti in carcere si intitola proprio “la povertà, il cattolicesimo e il Papato”. Qui Gramsci ricorda che secondo le encicliche degli ultimi papi “i poveri devono contentarsi della loro sorte, poiché le distinzioni di classe e la distribuzione della ricchezza sono disposizioni di dio, e sarebbe empio cercare di eliminarle” e che “l’elemosina è un dovere cristiano e implica l'esistenza della povertà”.
 

Oggi la crisi avanza e le masse popolari del nostro e di altri paesi si impoveriscono sempre di più, e parti crescenti sono ridotte in miseria, sono derubate di ogni risorsa. Questo, in sostanza, per la Chiesa è un fatto naturale, a cui al massimo si può fare fronte con l’elemosina e condannando i provvedimenti delle classi dominanti quando diventano “eccessivi”, come fa oggi Bergoglio, cioè quando la loro natura criminale è più esplicita. È una condanna ipocrita. La Chiesa, infatti, è enormemente ricca: si sa che possiede “la seconda riserva mondiale di oro dopo quella del tesoro degli Stati Uniti e che i suoi investimenti immobiliari e finanziari, includono partnership coi maggiori gruppi finanziari mondiali (Rotschild, JP Morgan, Credit Suisse ed altri). Solo negli Stati Uniti si calcola che il Vaticano abbia investimenti per il valore di 500 milioni di dollari in azioni di corporazioni come General Motors, General Electric e Gulf Oil.”(1) Ha mezzi economici per affrontare efficacemente il problema della povertà delle masse popolari, ma non lo fa. Ha soprattutto mezzi politici per farlo. La Chiesa di Roma ha grandissimo potere politico nel mondo, e in Italia ha un potere politico assolutamente determinante e perciò è responsabile delle condizioni delle masse popolari del nostro paese su tutti i piani. Di ogni cosa che denuncia, essa è responsabile. La sua arroganza è arrivata al punto di partecipare a campagne contro l’evasione fiscale, quando essa è la prima a non pagare tasse sugli enormi proventi che le vengono dalle sua proprietà negli immobili e nella finanza.

Qual è il modo in cui la Chiesa governa, e come è riuscita ad assumere il ruolo che ha in Italia?
La Chiesa governa in modo indiretto. Questo modo di governare fu progettato dal cardinale Bellarmino, gesuita, quello che istituì il processo contro Galileo e mandò al rogo Giordano Bruno. L’idea serviva a conservare il potere nel processo per cui i signori feudali progressivamente sarebbero stati sostituiti da regimi borghesi, dove chi governava doveva essere eletto e infine, oggi, almeno formalmente, scelto dal popolo, mentre chi governa nella Chiesa pretende di essere scelto dal suo dio. Oggi la Chiesa quindi governa per interposta persona: ieri il suo uomo è stato Silvio Berlusconi, oggi è Matteo Renzi.
Il motivo per cui la Chiesa riesce oggi a mettere al governo uno come Matteo Renzi dipende da precise condizioni politiche e storiche, che hanno una origine nel secolo scorso, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la vittoria della Resistenza. Il fascismo era stato fatto a pezzi e il Vaticano era l’unico centro di potere che poteva fare fronte a un movimento comunista che aveva acquistato una potenza enorme anche in Italia. Il Vaticano venne a patti con il movimento comunista e con il suo partito, il Partito Comunista Italiano. Si pose come reale governo del paese che governava in modo indiretto, tramite il suo partito, la Democrazia Cristiana e la nuova Repubblica, la Repubblica Italiana, diventò una Repubblica Pontificia, con il consenso del PCI, i cui vertici avevano abbandonato l’idea di fare la rivoluzione e ai quali venne garantito un posto all’opposizione. Questo, tra le altre cose, spiega il costume di fare celebrare ancora gli anniversari della Liberazione da sindaci insieme a preti e vescovi, in comuni della Toscana ieri diretti dal PCI e oggi dal PD, costume particolarmente ipocrita stante il fatto che i vertici della Chiesa non solo non hanno dato un contributo alla Resistenza, ma sono stati un puntello senza il quale il fascismo non avrebbe retto.

La Toscana e Firenze non a caso sono stati il laboratorio dove è stato coltivato Matteo Renzi, quello che, da sindaco, celebrava il 25 aprile con il vescovo. La Toscana infatti è la regione dove il compromesso tra il Vaticano e il PCI è stato sperimentato al meglio, dalle origini. Questa regione infatti è quella, insieme all’Emilia Romagna, dove il PCI ha avuto più forza, cioè maggiore legame con le masse popolari e dove d'altro lato l’anticlericalismo non è così forte come ad esempio in Romagna, dove le masse popolari hanno subito per secoli l’oppressione e la repressione dello Stato della Chiesa. In Toscana, dunque, uomini della Chiesa o a essa legati si sono meglio distinti come punti di riferimento per le masse popolari, uomini come La Pira e Lorenzo Milani, alla cui tradizione si sono poi collegati Enzo Mazzi dell’Isolotto, Ernesto Balducci della Badia Fiesolana e altri.

Tra Lorenzo Milani e i papi delle encicliche di cui parla Gramsci era passato molto: due Guerre Mondiali, la Rivoluzione d’Ottobre, la vittoria del movimento comunista in Cina e la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la vittoria della Resistenza in Italia. La Chiesa negli anni Cinquanta provava a parlare una lingua diversa da quella reazionaria e anticomunista dei primi decenni del secolo. Lorenzo Milani, che era un suo prete, andò tra le masse popolari e parlava ai comunisti. A uno di loro, detto Pipetta, operaio di   Calenzano, (FI) diceva: « Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.”
La sostanza non era cambiata. Secondo le encicliche papali e secondo Milani, i poveri sarebbero sempre esistiti. Milani diceva che sarebbe stato dalla loro parte, ma per loro è indifferente che qualcuno partecipi della loro povertà, o che li compatisca, o che faccia loro l’elemosina. Quello che a loro interessa è smettere di essere poveri, e che non esistano più poveri, oggi che è possibile, e che nessuno ha più bisogno di carità e di misericordia.
Qui in Italia, nella Repubblica Pontificia nata con la complicità dei revisionisti del vecchio PCI, il governo sottrae alle masse popolari ogni risorsa e diritto, le priva delle cose essenziali e prima di tutto del lavoro. Alle spalle la Corte Pontificia per bocca del gesuita Bergoglio parla di misericordia, suscitando simpatie o magari entusiasmo in una sinistra borghese che sta andando a pezzi e che cerca di tenersi insieme in accozzaglie una più fallimentare dell’altra. Bergoglio e Renzi sono gli ingredienti di quello che la Repubblica Pontificia oggi offre alle masse popolari, pane e veleno, sempre più veleno e sempre meno pane.
Nessuna formazione politica o coalizione che faccia parte del teatrino della politica borghese può dare risposta ad alcuna delle esigenze che le masse popolari hanno, perché sono formazioni di estrema sinistra, di sinistra o di destra dentro la stessa cosa, cioè dentro la Repubblica Pontificia. Anche nelle prossime elezioni regionali, e anche in Toscana, nessuna coalizione e nessun candidato meritano fiducia da parte delle masse popolari a meno che non si facciano avanti subito per sostenere concretamente (politicamente, economicamente) le mille iniziative che le masse popolari spontaneamente organizzano, gli operai delle fabbriche che si organizzano autonomamente e si coordinano, i cittadini come quelli che occupano il Comune di Carrara uniti nell’Assemblea Permanente, i comitati che si organizzano per difendere la sanità che la Regione Toscana ha tagliato e svenduto ai privati, i comitati di lotta per la casa, per la difesa dell’ambiente, i comitati di lotta contro i fascisti di Casa Pound. Questi sono i veri costruttori del paese, veri costruttori della rivoluzione.

Ora è il momento he la classe operaia e le masse popolari si mobilitino per la rafforzare e costituire Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari, che le moltiplichino, che le coordinino, che si pongano come nuovi organi di governo della nostra società e del suo territorio, oggi occupata da forze che la sfruttano, la opprimono e la devastano. Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari che si pongano come Nuove Autorità Pubbliche locali per arrivare a un governo di emergenza nazionale, un Governo di Blocco Popolare. Un governo che gode della fiducia delle OrganizzazioniOperaie e Popolari, opera grazie al loro sostegno e ha il compito di far fronte agli effetti più gravi della crisi attuando il programma riassunto nelle seguenti sei misure generali:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utilie adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve esserechiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende ead usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare a ogni persona un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Su questa base il GBP potrà prendere provvedimenti di ordine generale quali l’abolizione del debito pubblico (tutelando i risparmi delle masse popolari), la nazionalizzazione delle banche, ecc. facendo fronte efficacemente al sabotaggio, al boicottaggio, al blocco dei beni italiani all’estero, al rifiuto delle normali operazioni bancarie legate al commercio e agli scambi internazionali e alle altre misure che i governi, le istituzioni finanziarie e commerciali, le banche e le altre autorità del sistema imperialista mondiale adotteranno in collaborazione con una parte delle classi dominanti italiane.
Queste e altre saranno le materie di cui parleremo nella conferenza su Gramsci di Siena di sabato prossimo, dove ci incontriamo per iniziare a comprendere che siamo noi, gli operai, gli altri lavoratori e le masse popolari del nostro paese, i protagonisti della costruzione del futuro, e per discutere dei materiali, degli strumenti e dei metodi per costruirlo, per costruire il nuovo governo del paese.

Paolo Babini
Commissione Rinascita Gramsci del Partito dei CARC

NOTE

1. Julia EvelynMartínez* | <a>Rebelión</a>, tradotto in http://www.resistenze.org/sito/te/cu/la/culafc15-015990.htm