La società comunista è, nella storia dell’umanità, il primo sistema di
relazioni sociali che deve essere pensato prima di essere realizzato. I
precedenti sistemi di relazioni sociali, con il relativo modo di produzione su
cui ognuno di essi era fondato, sono stati formati dalle masse, ma senza che
fossero consapevoli di quello che stavano facendo. Si sono, per così dire,
formati alle loro spalle perché le masse erano dirette da una classe dominante.
Ma il comunismo è gestione della vita sociale da parte della “associazione
nella quale il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero
sviluppo di tutti gli individui”. Quindi per sua natura non può che essere
frutto di masse coscienti e organizzate. Coscienza e organizzazione però non
possono nascere nelle masse finché sono soggette allo sfruttamento di una
classe sfruttatrice che a ragion veduta sistematicamente le esclude dalla
gestione, dalla direzione, dalla progettazione della vita sociale e dal resto
delle attività propriamente umane. Come possono masse popolari, a cui la classe
dominante sistematicamente impedisce di accedere a coscienza e organizzazione,
acquisire la coscienza e l’organizzazione di cui hanno bisogno per fare la
rivoluzione socialista fino a costruire la società comunista?
La soluzione del paradosso è il partito comunista:
esso è parte delle masse popolari ma libero dalla classe dominante, organo
dell’elaborazione della coscienza e della creazione dell’organizzazione del
proletariato. Come per la prima volta chiaramente spiegò Lenin nelle
fondamentali opere Un passo avanti e due passi indietro (maggio 1904) e Due
linee della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (luglio 1905), il
partito comunista è parte integrante della classe operaia, suo reparto cosciente
e organizzato, forma suprema di organizzazione della classe operaia nel senso
che dirige tutte le altre sue organizzazioni, incarnazione del legame
dell’avanguardia con le grandi masse che fanno parte del campo della
rivoluzione, su cui la classe operaia esercita la propria egemonia e che dirige
a emanciparsi da ogni classe dominante. Il partito comunista così concepito e
costruito è quello che Gramsci nei Quaderni del carcere chiamò l’intellettuale
organico.
Mentre in tutta la storia dell’umanità divisa in classi, gli intellettuali
erano individui singoli facenti parte di una casta della classe dominante
(preti, filosofi, scienziati di vario genere, artisti di vario genere), nella
nostra epoca, quella della rivoluzione proletaria, l’intellettuale della classe
operaia è un soggetto collettivo, cioè è il suo partito comunista.
Questo intellettuale collettivo elabora e impiega la scienza che serve a
trasformare la società. Così come, ad esempio, la scienza ingegneristica serve
a costruire ponti, questa scienza nuova, che è la concezione comunista del
mondo, serve a costruire la rivoluzione socialista e la società comunista.
Antonio Gramsci, in carcere, per ingannare i censori,
chiama il partito comunista “moderno principe” e scrive: “Il moderno principe,
il mito-principe non può essere una persona reale, un individuo concreto, può
essere solo un organismo; un complesso elemento di società nel quale già abbia
inizio il concretarsi di una volontà collettiva riconosciuta e affermatasi
parzialmente nell’azione. Questo organismo è già dato dallo sviluppo storico ed
è il partito politico, la prima cellula in cui si riassumono alcuni germi di
volontà collettiva che tendono a divenire universali e totali” (Gramsci,
Quaderni del carcere, Quaderno 8 (XXVIII), § 21
www.nilalienum.com/Gramsci/Q8fnote.html).
L’inizio di cui parla Gramsci è quello delle masse popolari che fanno la storia
e che in questa epoca iniziano a farla in modo cosciente e loro coscienza è il
partito comunista. La loro coscienza non può essere una coscienza individuale,
cioè quella di “una persona reale, un individuo concreto”, di uno Tsipras o di
un Landini ad esempio, ma è un organismo collettivo in cui assumono concretezza
idee e aspirazioni che già ci sono e che già cominciano a essere messe in
pratica. Questo è il “concretarsi di una volontà collettiva riconosciuta e
affermatasi parzialmente nell’azione”.
Il partito comunista è quindi uno scienziato collettivo che esamina la realtà
sociale, individua gli elementi che premono per la trasformazione
rivoluzionaria della società, unisce questi elementi in una sintesi, consegna
questa sintesi alle masse popolari come linea della loro attività. Nelle loro
mani diventa strumento per la rivoluzione che cresce in quella società come un
nuovo essere umano cresce in grembo alla madre. Individua “germi di volontà
collettiva”, volontà di cambiare la realtà e fa in modo che diventino
“universali e totali”, cioè che valgano per tutta la società e per ogni suo
membro.
Quello che Gramsci descrive è il processo tramite cui il Partito Operaio
Socialdemocratico Russo si fece interprete delle aspirazioni e degli interessi
delle masse popolari del suo paese e le portò alla conquista del potere nel
1917.
Qui in Italia, oggi, è il processo per creare un
Governo di Blocco Popolare, un governo di emergenza con cui le masse popolari
organizzate iniziano a dirigere parti crescenti della società, iniziano a
governare e in ciò si trasformano da classe oppressa a classe dirigente.
Questo processo è raccolta organizzata, ragionata e sintetizzata delle mille
ambizioni, aspirazioni, obiettivi che già oggi le masse popolari organizzate
rivendicano, ciò che già vive nella loro esperienza, ma in modo disordinato,
caotico in certi casi e come specchio di una concezione rivendicativa che
limita la concezione del ruolo delle masse popolari a chiedere, volere,
rivendicare e pretendere dalla classe dominante e dalle autorità borghesi.
Comporta la cacciata di ogni governo imposto dai vertici della Repubblica
Pontificia.
Si esprime spontaneamente nelle mille iniziative di base per far fronte alla
crisi, nella convergenza immediata delle masse popolari al seguito di chi si
pone alla guida della protesta anche se poco, in modo esitante, pronto a
ritirarsi come ad esempio nei casi di Grillo o di Landini.
Ne sono manifestazioni concrete l’occupazione del Comune di Carrara da parte
dell’Assemblea Permanente, il seguito del M5S alle elezioni del 2013, la
partecipazione allo sciopero generale di dicembre indetto dalla CGIL.
Il partito è coscienza delle masse quanto più riesce a
elevare la loro coscienza, in modo che ciascuno inizi a pensare in modo
autonomo, che diventi padrone della propria vita e protagonista del governo
della collettività, in marcia verso una società dove tutti sono intellettuali.
Questo processo dove “tutti sono intellettuali” inizia a essere sperimentato
nel partito. Gramsci scrive: “Che tutti i membri di un partito politico
[intende dire: del partito comunista, ndr] debbano essere considerati come
intellettuali, ecco un’affermazione che può prestarsi allo scherzo e alla
caricatura; pure, se si riflette, niente di più esatto” (Gramsci, Quaderni del
carcere, Quaderno 12, §1 in www.nilalienum.com/Gramsci/Q12fnote.html).
Infine, la scienza che il partito elabora è vera solo
se è fatta propria dalle masse popolari, nel senso che è progetto di una
società di cui esistono i presupposti ma che ancora non esiste e solo le masse
popolari possono farla esistere: quindi la scienza del partito comunista
diventa vera solo se è fatta propria dalle masse popolari che fanno del
progetto una cosa reale. La sua diffusione, a partire dagli elementi avanzati
della classe operaia e delle masse popolari, è essa stessa un aspetto della
scienza. Essa non è opera di professori, burocrati o poeti illuminati che
detengono una verità e la portano alle masse.
“Che una massa di uomini sia condotta a pensare coerentemente e in modo
unitario il reale presente è fatto “filosofico” [ossia portatore di coscienza,
ndr] ben più importante e “originale” [ossia creatore di coscienza, fecondo,
ndr] che non sia il ritrovamento da parte di un “genio” filosofico di una nuova
verità che rimane patrimonio di piccoli gruppi intellettuali” (Gramsci,
Quaderni del carcere, Quaderno 11, § 12, in www.nilalienum.com/Gramsci/Q11fnote.html).
Se le masse popolari, a partire dai loro elementi più avanzati, non accettano e
non assimilano la scienza che l’intellettuale organico porta loro, quella
scienza è carente e va rielaborata. L’insegnante, lo scienziato,
l’intellettuale organico è quindi sotto esame continuo da parte delle masse
popolari, ma sa farsi ascoltare se fa propria la certezza che sono quelle masse
popolari che fanno la storia e che fare dell’Italia un nuovo paese socialista è
possibile.
Questo è l’intellettuale organico delle masse
popolari, il partito come intellettuale collettivo e ogni suo membro come
intellettuale, che opera guidato dalla scienza dei grandi dirigenti del
movimento comunista, tra i quali Gramsci, i cui insegnamenti ci consentono di
avanzare sicuri e fieri in questo terreno nuovo.